giovedì 26 novembre 2009

La croce della discordia


Fonte:
http://viaggionelsilenzio.ilcannocchiale.it/post/2379290.html

13 novembre 2009

Non accena a placarsi la gazzarra scatenata dalla sentenza della Corte di Strasburgo sulla esposizione dei crocifissi nelle aule scolastiche. La sentenza afferma che la presenza del crocifisso costituisce “una violazione del diritto dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e del diritto degli alunni alla libertà di religione”, ed in sostanza ribadisce quanto già contenuto nell'articolo 3 della costituzione italiana, in vigore dal 1946, che sancisce l'uguaglianza di tutti i cittadini a prescindere anche dalla religione.

A chi con facilità dimentica la storia è opportuno ricordare che l'Italia nel 1848, con lo Statuto Albertino, riconobbe il Cattolicesimo come religione di Stato, e che una circolare del Ministero della Giustizia fascista, nel 1926, impose i crocefissi nei luoghi pubblici. Tuttavia, con la fine della seconda guerra mondiale e con l'adozione della Costituzione, l'Italia divenne uno Stato laico, non subalterno ad altri poteri quali istituzioni religiose o partiti politici confessionali ideologici. E con la celerità che contraddistingue la Chiesa cattolica, appena quarant'anni dopo, la laicità dello Stato italiano fu ribadita con la revisione dei Patti Lateranensi, nel 1984, e la sentenza 203/1989 della Corte Costituzionale ulteriormente confermò che la laicità è il principio supremo dello Stato.

Con la revisione del Concordato tra Chiesa e Stato, firmata da Bettino Craxi e dal cardinale Casaroli, la Chiesa si rassegnò a non essere riconosciuta come religione di Stato, ricevendo in cambio alcune "gratifiche": venne istituito in quella occasione il meccanismo dell'otto per mille, fu garantito alla Chiesa cattolica il diritto di "istituire liberamente scuole di ogni ordine e grado e istituti di educazione" e ad essi fu riconosciuta la parificazione alle Scuole Pubbliche, furono riconosciuti immunità e privilegi alle figure ecclesiastiche. Tuttavia, alcune "abitudini" precostituzionali sembrano divenute prassi consolidata. Tra esse anche quella di esporre simboli religiosi in sedi "inappropriate", poichè tali sedi, rientrando nel novero delle istituzioni statali, dovrebbero conformarsi alle leggi dello Stato, non esponendo simboli religiosi che possano anche solo generare il dubbio di una non laicità dell'istituzione.

Qualche anno fa ebbe una certa risonanza un procedimento giudiziario nei confronti di un giudice, Luigi Tosti, che si era astenuto dal tenere le udienze a causa della presenza del crocifisso nelle aule giudiziarie. Fu incriminato per omissione di atti di ufficio, sebbene avesse garantito il proseguimento dell'attività facendosi sostituire da colleghi, e fu condannato a sette mesi di reclusione e all'interdizione per un anno dai pubblici uffici. La sentenza di primo grado fu confermata in appello ma fu ribaltata dalla Cassazione, che affermò l'insussistenza del reato, facendo notare che la circolare del ministero della Giustizia risalente al 1926 “appare un atto privo di fondamento normativo e quindi in contrasto con il principio di legalità dell’azione amministrativa” e “non più in linea con il principio costituzionale di laicità dello Stato e con la garanzia della libertà di coscienza e di religione”.

Altrettanto dovrebbe valere per le scuole pubbliche, i seggi elettorali, gli ospedali pubblici, i luoghi "istituzionali". E invece la sentenza della Corte di Strasburgo ha sollevato un vespaio. E i politici, ormai sempre più simili a starlette che a uomini di Stato, hanno dato il via libera a polemiche pubbliche, risse mediatiche e iniziative stravaganti.

Daniela Santanchè, leader del movimento per l'Italia, durante la trasmissione Domenica 5, non si è fatta scrupolo di definire Maometto "poligamo e pedofilo", dimenticandosi, tuttavia, delle migliaia di preti pedofili che può vantare la Chiesa cattolica. Del resto, insultare il Profeta è un ottimo modo per affrontare seriamente la problematica del dialogo interreligioso.

A Palermo l'Udc ha deciso di distribuire crocifissi ai passanti, lanciando la campagna "Adotta un crocifisso". Del resto, i radicali, qualche anno fa, distribuivano preservativi e marijuana.

La Lega Nord si distingue per lo zelo nella difesa del simbolo cattolico, sebbene sia invece versata al rito celtico per i matrimoni: a Sezzadio il sindaco leghista ha emesso un'odinanza con la quale stabilisce una multa di 500 euro a chiunque rimuova il crocifisso dalle aule comunali. Il presidente della Lega Nord Trentino, Alessandro Savoi, ha appeso un crocifisso nell’aula del consiglio regionale, ed è scoppiata una mezza rissa. E poi gazebo per le raccolte di firme e iniziative bislacche: a Gavirate, un piccolo centro sul lago di Varese, l’imprenditore Giorgio Feraboli ha fatto mettere una croce alta sei metri all’ingresso della sua fabbrichetta, e i suoi 34 operai hanno perfino contribuito alla spesa; a Frigento, nell'avellinese, il deputato del Pdl Marco Pugliese ha messo nel suo giardino una croce di marmo alta quattro metri e mezzo.

Insomma il crocifisso è diventato un vessillo, come ai tempi delle crociate. Solo che stavolta l'obiettivo non è liberare la Terra Santa, ma accaparrarsi consensi, fomentare la discriminazione, soffiare sul fuoco dell'intolleranza. I vescovi, all'emissione della sentenza, si erano stracciati le vesti. Avvenire, il quotidiano della Cei, in un editoriale di Carlo Cardia, aveva parlato di un'apertura delle ostilità nei confronti del crocifisso. "Un Europa che giunga al punto di negare, nascondere o abbattere la propria tradizione e identità cristiana diventerebbe - avverte 'Avvenire' - una terra di nessuno, derisa dagli altri, incapace di trasmettere i suoi valori piu' profondi, di confrontarsi con altri popoli e paesi in un epoca globalizzazione che chiede incontro e dialogo". Insomma, ad innescare la polemica è stata proprio la Chiesa. E i politici non si sono fatti scappare l'occasione, ma calcando troppo la mano, tant'è che i vescovi hanno fatto un passo indietro. Il primo segnale è giunto da Padova, dove un comunicato della Diocesi, ispirato del vescovo Antonio Mattiazzo, ha definito i «gesti pubblici simbolici contro la decisione della Corte di Strasburgo, atti plateali non condivisibili dalla comunità cristiana». E Maurizio Conte, deputato regionale della Lega, in risposta, ha ricordato lapidariamente che "la Chiesa ha utilizzato il crocefisso per farci le crociate". Insomma, se il crocifisso dev'essere strumentalizzato, che possano strumentalizzarlo tutti.

Il sindaco di Cittadella, Massimo Bitonci, (celebre per l'ordinanza anti-sbandati che istituiva una commissione per estromettere dal territorio poveri, disoccupati e senzatetto) si é lanciato in una serie di consigli al sindaco di Abano Terme, la cittadina dove risiede la famiglia Albertin, che ha dato via al procedimento presso la Corte di Strasburgo: primo fra tutti, togliere la residenza alla famiglia Albertin, dato il danno che hanno provocato all’intera comunità italiana. E poi ha consigliato alla famiglia in questione di non passare per la sua città: potrebbero trovare dei cartelloni con le loro facce con scritto “Wanted”.

Non pago, il primo cittadino in questione è sceso in piazza a distribuire crocifissi ai passanti. In una lettera aperta, a lui indirizzata, si legge: "La croce rappresenta la sofferenza, l’ultimo, il povero, il diverso, l’emarginato. Pertanto quando brandisci la croce come un moderno “crociato” devi rappresentare questi valori e non altri. Se il simbolo religioso viene usato in maniera ipocrita, strumentalizzato, solo per un tornaconto mediatico elettorale, esponendolo e piegandolo al solo scopo di raccattare più consenso possibile, allora ci ribelliamo come cittadini e come fedeli. Ora per ricordarti che la tua politica delle ordinanze, che tanto successo ti ha portato a livello personale, è talvolta decisamente contro questi principi ed è ispirata a valori diametralmente opposti rispetto a quelli cristiani di solidarietà e condivisione, abbiamo pensato di regalarti un vangelo.
Se ti sta veramente a cuore la croce e quanto rappresenta, leggitelo e cerca di ispirare ad esso la tua azione politica, indirizzandola agli ultimi, ai poveri, ai diversi, agli immigrati, insomma a quelli che sono “poveri cristi in carne ed ossa” qui su questa terra.
La croce senza il vangelo è solo un pezzo di legno, è solo col messaggio evangelico che assume il suo alto valore simbolico."

Non si può che essere d'accordo.